Gli articoli si guardano, le fotografie si leggono (Arrigo Benedetti)







mercoledì 8 agosto 2012

Hackney House. Sparkling coworking place for digital and creative companies

Un po' di anni fa li chiamavamo non-luoghi, o brownfields, o terrain vague, e indicavamo così la terra di nessuno, in attesa di un cambiamento del chissà quando e chissà come. Poi abbiamo scoperto il fascino del temporaneo, (es)temporaneo, meglio detto effimero e abbiamo visto che la parte dinamica del cambiamento può essere progettata essa stessa, e lasciare un segno, fosse anche solo un'emozione. Progettare un non-luogo per lasciarlo tale in attesa della trasformazione che gli spetta, è diventato esercizio preferito per dare spazio all'immaginazione con leggerezza: il modo per pensare un luogo -senza il peso di doverlo lasciare alle future generazioni- ed esprimere tutta la carica poetica di uno spazio creativo nell'hic et nunc. Spazio creativo perché stimola idee e perché è da reinventare, esso stesso.
La Hackney House nasce così: sotto due tendoni da circo accostati al viadotto della overground di Shoreditch. L'ha progettata Ellis Miller insieme a Harry Dobbs, Design Studio,  Pearson Lloyd e Ben Todd (Direttore Esecutivo dell'Arcola Theatre). 


Tendoni e spazi all'aperto (tra carriole-poltrona e divani chesterfield al bar Railroad sotto il ponte) ospitano un media centre, pensato in occasione delle Olimpiadi ma aperto alla vita del quartiere e della città. Obiettivo centrale dell'hub di Hackney è divulgare la vitalità di un'area in rapida trasformazione urbanistica e architettonica, pronta ad attrarre anche importanti investimenti finanziari. Hackney è considerato come la parte destra del cervello di Londra, e al momento il luogo a più alta concentrazione di talenti in quanto ad architetti, designers e masterplanners. Il Designed in Hackney Day del 1° Agosto, organizzato da Dezeen, raccontava di architetti Digital Poets (come Troika o Tomorrows Thoughts Today) esempio delle tech start-up più interessanti dell'area; degli architetti emergenti nella sezione Young Hackney Architects (come Studio Weave o We Made That); della creatività nel design con un evento  Pecha Kucha, un format amato per il carattere "high velocity" dello scambio
Il programma continua ed è irresistibile: giornate intere dedicate ad ogni forma di creatività a patto che sia condivisa e diffusa nella comunità digitale. Idee in ebollizione alla Hackney House.  




















































































































































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